Dieta FODMAP
Sempre più persone soffrono di sintomi quale gonfiore, dolori e crampi addominali, flatulenza, diarrea e/o stipsi (o l’alternanza stipsi-diarrea). Nella maggioranza dei casi questi sintomi indicano la presenza di una problematica denominata IBS (Irritable Bowel Sindrome - Sindrome dell’Intestino Irritabile), della quale ancora non si conoscono le cause, quindi definita idiopatica.
La maggioranza degli esperti sono ormai concordi nel considerare questa sindrome di origine psicosomatica, quindi provocata e aggravata da stress e ansia. In realtà fino a pochi anni fa chi era affetto da IBS veniva spesso ritenuto un ipocondriaco o un “malato immaginario”. Per fortuna questa sindrome attualmente è riconosciuta, ma ancora non esistono linee guida e protocolli specifici per la cura.
Qualcosa ha iniziato a muoversi in Australia nel 2005, alla Monash University di Melbourne, dove la dottoressa Susan Sheperd e il dottor Peter Gibson idearono un protocollo alimentare in grado di ridurre (non curare) i sintomi dell’IBS. L’ipotesi alla base del protocollo individua come causa principale dei sintomi dell’IBS la distensione del lume intestinale, conseguente al malassorbimento di un gruppo di carboidrati dotati di forte potere osmotico, quindi in grado di richiamare acqua nell’intestino, e oggetto di massiccia fermentazione da parte di batteri intestinali, con produzione di gas (in particolare idrogeno).
La maggioranza degli esperti sono ormai concordi nel considerare questa sindrome di origine psicosomatica, quindi provocata e aggravata da stress e ansia. In realtà fino a pochi anni fa chi era affetto da IBS veniva spesso ritenuto un ipocondriaco o un “malato immaginario”. Per fortuna questa sindrome attualmente è riconosciuta, ma ancora non esistono linee guida e protocolli specifici per la cura.
Qualcosa ha iniziato a muoversi in Australia nel 2005, alla Monash University di Melbourne, dove la dottoressa Susan Sheperd e il dottor Peter Gibson idearono un protocollo alimentare in grado di ridurre (non curare) i sintomi dell’IBS. L’ipotesi alla base del protocollo individua come causa principale dei sintomi dell’IBS la distensione del lume intestinale, conseguente al malassorbimento di un gruppo di carboidrati dotati di forte potere osmotico, quindi in grado di richiamare acqua nell’intestino, e oggetto di massiccia fermentazione da parte di batteri intestinali, con produzione di gas (in particolare idrogeno).
I carboidrati in questione vengono identificati dall’acronimo FODMAPs (Fermentable Oligo-, Di- and Mono- saccharides And Polyols) ossia Oligo - Di – Mono Saccaridi e Polioli Fermentabili. I FODMAPs comprendono fruttosio, fruttani, lattosio, galattani e polioli.
Il Fruttosio è presente sia libero nel cibo che legato al glucosio sotto forma di saccarosio (zucchero da cucina). È presente in particolari tipi di frutta (mele, pere, anguria, fichi, ciliegie), nel miele e nell’agave, negli sciroppi utilizzati nell’industria alimentare come sostitutivi dello zucchero. La compresenza del glucosio sembra migliorare la capacità di assorbimento del fruttosio, infatti se si segue una dieta Low FODMAP è preferibile dolcificare con lo zucchero anziché con il miele.
I Fruttani sono brevi catene di molecole di fruttosio presenti nei cereali (pane, pasta, frumento in genere, orzo, segale), legumi, in alcuni vegetali (in particolare aglio e cipolla) e alcuni tipi di frutta, frutta secca (pistacchi e anacardi), fibre solubili (inulina) e prebiotici come i FOS (frutto-oligo-saccaridi).
Il Lattosio è un disaccaride formato da glucosio e galattosio, in molti soggetti non è ben assorbito a causa della carenza dell’enzima lattasi deputato alla sua scissione in monosaccardi. Se non assorbito provoca la produzione di gas nel lume intestinale. È presente nel latte e in molti suoi derivati come formaggi freschi, latticini, yogurt (anche se parzialmente digerito) e in alimenti addizionati di lattosio (salumi cotti e alcuni cibi industriali). Altri derivati come formaggi ben stagionati ne contengono pochissimo o in tracce.
I Galattani o Galatto-oligosaccaridi (GOS) sono brevi catene di galattosio presenti principalmente nei legumi (fagioli, ceci, lenticchie, piselli), nella soia e nei suoi derivati, in molte alghe e nella buccia del lupino.
I Polioli o Polialcoli sono zuccheri presenti in molti tipi di frutta con nocciolo (pesche, albicocche, prugne, ciliegie, avocado), pere e mele, nei funghi, e in tantissimi alimenti industriali definiti sugar-free (gomme, caramelle, ecc) come dolcificanti (sorbitolo, mannitolo, xilitolo). Hanno effetto dose dipendente.
Il Fruttosio è presente sia libero nel cibo che legato al glucosio sotto forma di saccarosio (zucchero da cucina). È presente in particolari tipi di frutta (mele, pere, anguria, fichi, ciliegie), nel miele e nell’agave, negli sciroppi utilizzati nell’industria alimentare come sostitutivi dello zucchero. La compresenza del glucosio sembra migliorare la capacità di assorbimento del fruttosio, infatti se si segue una dieta Low FODMAP è preferibile dolcificare con lo zucchero anziché con il miele.
I Fruttani sono brevi catene di molecole di fruttosio presenti nei cereali (pane, pasta, frumento in genere, orzo, segale), legumi, in alcuni vegetali (in particolare aglio e cipolla) e alcuni tipi di frutta, frutta secca (pistacchi e anacardi), fibre solubili (inulina) e prebiotici come i FOS (frutto-oligo-saccaridi).
Il Lattosio è un disaccaride formato da glucosio e galattosio, in molti soggetti non è ben assorbito a causa della carenza dell’enzima lattasi deputato alla sua scissione in monosaccardi. Se non assorbito provoca la produzione di gas nel lume intestinale. È presente nel latte e in molti suoi derivati come formaggi freschi, latticini, yogurt (anche se parzialmente digerito) e in alimenti addizionati di lattosio (salumi cotti e alcuni cibi industriali). Altri derivati come formaggi ben stagionati ne contengono pochissimo o in tracce.
I Galattani o Galatto-oligosaccaridi (GOS) sono brevi catene di galattosio presenti principalmente nei legumi (fagioli, ceci, lenticchie, piselli), nella soia e nei suoi derivati, in molte alghe e nella buccia del lupino.
I Polioli o Polialcoli sono zuccheri presenti in molti tipi di frutta con nocciolo (pesche, albicocche, prugne, ciliegie, avocado), pere e mele, nei funghi, e in tantissimi alimenti industriali definiti sugar-free (gomme, caramelle, ecc) come dolcificanti (sorbitolo, mannitolo, xilitolo). Hanno effetto dose dipendente.
La dieta Low FODMAPs è basata su 2 fasi principali e non ha lo scopo di curare le cause dei disturbi gastrointestinali, ma di ridurne i sintomi e educare l’individuo a poter gestire con l’alimentazione la propria patologia.
La prima fase consiste in una eliminazione di tutti gli alimenti contenenti FODMAPs (fase di eliminazione), può avere una durata variabile, dalle 4 alle 8 settimane, e si protrae fino allo scomparsa dei sintomi gastrointestinali.
La fase di eliminazione deve essere necessariamente seguita da una fase di reintroduzione degli alimenti contententi FODMAPs. Questa seconda fase è molto delicata quanto importante, è infatti improponibile un fai da te. Non esiste un protocollo univoco per la reintroduzione (per questo è indispensabile l’intervento di un nutrizionista o dietista esperto, che sarà in grado di guidare la reintroduzione e interpretare le risposte dell’organismo). In linea di massima è auspicabile reintrodurre un solo FODMAPs alla volta, partendo da piccole dosi (via via crescenti) di un singolo alimento che lo contenga, fino a riuscire ad individuare una dose di tolleranza del FODMAP/alimento, per poi passare all’introduzione di diversi alimenti contenenti lo stesso FODMAPs. La prima dose di reintroduzione non deve essere né eccessivamente piccola da mascherare un eventuale effetto, né eccessivamente abbondante, in quanto alcune molecole problematiche a grandi dosi possono provocare disturbi anche in soggetti non affetti da intestino irritabile.
Nel caso in cui con l’introduzione di un alimento dovessero ripresentarsi i sintomi, deve essere applicato un nuovo periodo di eliminazione, per favorire la regressione dei sintomi, per poi riprovare l’introduzione del FODMAP a dosi inferiori o attraverso alimenti diversi che lo contengano. È molto importante durante la reintroduzione la compilazione di un diario della sintomatologia per poter stabilire le dosi tollerate e gli alimenti tollerati.
L’introduzione dei FODMAPs va fatta senza sovrapposizioni in un primo momento perché essi hanno un effetto cumulativo, quindi singolarmente possono dare pochi o nessun sintomo, e comportarsi in maniera opposta se associati. Inizialmente è preferibile scegliere alimenti che contengano un solo FODMAPs (infatti abbiamo visto che in alcuni alimenti coesistono diverse categorie di queste molecole).
Lo scopo finale della dieta quindi non è curativo, ma educativo, cioè dovrà permettere al soggetto con il supporto del nutrizionista di capire il comportamento alimentare da avere per tenere a bada i sintomi, quindi quali alimenti privilegiare, quali evitare e che dosi assumere.
La cosa importante è che l’eliminazione iniziale degli alimenti high FODMAPs non deve essere definitiva, perché essendo coinvolti tantissimi alimenti potrebbero instaurarsi carenze serie e la qualità della vita ne risentirebbe a causa dell’estrema privazione. È essenziale la collaborazione e la motivazione del soggetto affetto da IBS e l’adesione rigorosa alle 2 fasi della dieta, per ottenere alla fine del percorso un quadro individuale chiaro. Molte persone infatti sono convinte di essere “intolleranti” ad uno o più alimenti e vorrebbero individuarli per eliminarli in maniera definitiva. In questo caso non funziona così, nella maggior parte dei casi l’intolleranza non sussiste, abbiamo solo un malassorbimento che dopo un periodo di riposo intestinale probabilmente regredirà e permetterà di nuovo l’assunzione degli alimenti esclusi, con le dovute cautele.
La prima fase consiste in una eliminazione di tutti gli alimenti contenenti FODMAPs (fase di eliminazione), può avere una durata variabile, dalle 4 alle 8 settimane, e si protrae fino allo scomparsa dei sintomi gastrointestinali.
La fase di eliminazione deve essere necessariamente seguita da una fase di reintroduzione degli alimenti contententi FODMAPs. Questa seconda fase è molto delicata quanto importante, è infatti improponibile un fai da te. Non esiste un protocollo univoco per la reintroduzione (per questo è indispensabile l’intervento di un nutrizionista o dietista esperto, che sarà in grado di guidare la reintroduzione e interpretare le risposte dell’organismo). In linea di massima è auspicabile reintrodurre un solo FODMAPs alla volta, partendo da piccole dosi (via via crescenti) di un singolo alimento che lo contenga, fino a riuscire ad individuare una dose di tolleranza del FODMAP/alimento, per poi passare all’introduzione di diversi alimenti contenenti lo stesso FODMAPs. La prima dose di reintroduzione non deve essere né eccessivamente piccola da mascherare un eventuale effetto, né eccessivamente abbondante, in quanto alcune molecole problematiche a grandi dosi possono provocare disturbi anche in soggetti non affetti da intestino irritabile.
Nel caso in cui con l’introduzione di un alimento dovessero ripresentarsi i sintomi, deve essere applicato un nuovo periodo di eliminazione, per favorire la regressione dei sintomi, per poi riprovare l’introduzione del FODMAP a dosi inferiori o attraverso alimenti diversi che lo contengano. È molto importante durante la reintroduzione la compilazione di un diario della sintomatologia per poter stabilire le dosi tollerate e gli alimenti tollerati.
L’introduzione dei FODMAPs va fatta senza sovrapposizioni in un primo momento perché essi hanno un effetto cumulativo, quindi singolarmente possono dare pochi o nessun sintomo, e comportarsi in maniera opposta se associati. Inizialmente è preferibile scegliere alimenti che contengano un solo FODMAPs (infatti abbiamo visto che in alcuni alimenti coesistono diverse categorie di queste molecole).
Lo scopo finale della dieta quindi non è curativo, ma educativo, cioè dovrà permettere al soggetto con il supporto del nutrizionista di capire il comportamento alimentare da avere per tenere a bada i sintomi, quindi quali alimenti privilegiare, quali evitare e che dosi assumere.
La cosa importante è che l’eliminazione iniziale degli alimenti high FODMAPs non deve essere definitiva, perché essendo coinvolti tantissimi alimenti potrebbero instaurarsi carenze serie e la qualità della vita ne risentirebbe a causa dell’estrema privazione. È essenziale la collaborazione e la motivazione del soggetto affetto da IBS e l’adesione rigorosa alle 2 fasi della dieta, per ottenere alla fine del percorso un quadro individuale chiaro. Molte persone infatti sono convinte di essere “intolleranti” ad uno o più alimenti e vorrebbero individuarli per eliminarli in maniera definitiva. In questo caso non funziona così, nella maggior parte dei casi l’intolleranza non sussiste, abbiamo solo un malassorbimento che dopo un periodo di riposo intestinale probabilmente regredirà e permetterà di nuovo l’assunzione degli alimenti esclusi, con le dovute cautele.
Dott.ssa Maria Rosaria Baldi - Biologa Nutrizionista Napoli